TRENTO. Quali strumenti servono per affrontare le trasformazioni del lavoro nel mondo che cambia? A questa domanda ha provato a rispondere il panel «Re-immaginare il lavoro nel mondo che cambia», organizzato da Confcommercio e Fipe nell’ambito del Festival dell’Economia di Trento. Un confronto articolato, con voci autorevoli del mondo accademico, istituzionale e associativo: Maurizio Del Conte, docente alla Bocconi ed esperto di politiche attive del lavoro, Valentina Cardinali, ricercatrice INAPP, Chiara Cristofolini, docente di Diritto del lavoro all’Università di Trento, Stefania Terlizzi, direttrice generale di Agenzia del Lavoro della Provincia autonoma di Trento, e Roberto Calugi, direttore generale di Fipe – Confcommercio.
Nel suo intervento introduttivo, Cristofolini ha indicato le grandi transizioni che impattano sul mondo del lavoro – digitale, ecologica e demografica – sintetizzandole nel paradigma delle “4G”: giovani, genere, generazioni e geografie. Le sfide occupazionali, secondo la docente, vanno interpretate con strumenti nuovi, capaci di adattarsi ai territori e alle trasformazioni profonde del tessuto sociale ed economico.
Del Conte ha denunciato un “circolo vizioso” che penalizza i giovani e impedisce loro di diventare classe dirigente. «La fuga dei cervelli è una scelta razionale», ha spiegato, «frutto di un contesto in cui le competenze non sono premiate e la crescita salariale è stagnante». Per invertire la rotta serve investire in produttività, innovazione e carriera.
Cardinali ha posto l’attenzione sulla crisi demografica e sulla necessità di ampliare la base occupazionale: «Oggi il 64% degli inattivi tra i 15 e i 64 anni sono donne. Servono politiche mirate per il lavoro femminile e investimenti nei servizi di cura». Il settore della cura è stato indicato come un bacino potenziale di occupazione e sviluppo imprenditoriale, ancora sottovalutato nel nostro Paese.
Terlizzi ha offerto una fotografia del mercato del lavoro trentino: «In pochi anni abbiamo attraversato fasi completamente diverse, dal rischio di crisi occupazionale all’urgenza di reperire forza lavoro». Le sfide oggi riguardano la domanda di lavoro, la qualità dell’offerta, l’adeguamento delle competenze e l’attrattività del territorio. «Il Trentino ha un brand forte – ha sottolineato – ma mancano scuole internazionali e abitazioni: elementi che frenano la mobilità dei lavoratori qualificati».
Nel suo intervento, Calugi ha rilanciato il ruolo delle organizzazioni intermedie, chiedendo trasparenza, formazione e qualità nella contrattazione: «Non servono battaglie di retroguardia, ma una contrattazione seria e riconoscibile. Oggi esistono 41 contratti nel settore della ristorazione: solo quello di Fipe rappresenta oltre 850.000 lavoratori». Ha inoltre ribadito l’importanza della certificazione, della formazione manageriale per gli imprenditori e del riconoscimento del settore della ristorazione come parte integrante del tessuto produttivo.
In chiusura, Terlizzi ha annunciato la realizzazione del primo rapporto sulla contrattazione collettiva in Trentino, realizzato in collaborazione con il CNEL: «L’obiettivo è misurare, monitorare e rendere più trasparente il sistema, per intervenire dove serve e valorizzare le buone pratiche».