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Payback sanitario, “intervento importante ma da arricchire”

Confcommercio apprezza lo “sconto” da 350 milioni contenuto nel decreto Omnibus, ma per aiutare la pmi auspicabili “franchigia fino a 5 milioni di euro e dilazione dei pagamenti”

25/06/2025 da Ufficio stampa

Trecentocinquanta milioni di “sconto” sul payback sanitario, ovvero l'esborso che le imprese di dispositivi medici devono sostenere per lo sforamento dei  tetti di spesa relativi a questi prodotti da parte delle Regioni. È quanto previsto dal decreto “omnibus” approvato dal Governo il 20 giugno scorso

Per Confcommercio il provvedimento “rappresenta un intervento importante in termini di riduzione dell’onere a capo delle imprese del settore, a fronte dello sforamento del tetto di spesa negli anni dal 2015 al 2018”. La Confederazione auspica poi che “il decreto possa essere arricchito con la previsione della franchigia fino a 5 milioni di euro e la dilazione dei pagamenti: richieste vitali per assicurare la continuità aziendale delle micro, piccole e medie imprese, maggiormente esposte agli effetti di un provvedimento che continuiamo a considerare profondamente iniquo. In tale contesto, infatti, soprattutto le imprese di piccole dimensioni – anche a fronte della riduzione dell’onere - non avrebbero risorse sufficienti per eseguire i pagamenti nel termine di 30 giorni e si troverebbero esposte al rischio concreto di default, con tutte le conseguenze derivanti sul piano dei livelli occupazionali e con l’interruzione delle forniture al servizio sanitario”.

Fifo: "Salvate le Regioni ma uccise le piccole imprese"

Lo 'sconto' di 350 milioni su quanto le aziende fornitrici di dispositivi medici dovranno versare alle regioni (fissato a 500 milioni per il periodo 2015-2018) sulla base del meccanismo di payback - per contenere le spese entro i tetti previsti (come succede anche per la spesa farmaceutica) - non rassicura le imprese che temono da sempre la ricaduta economica sui bilanci, al punto di correre il rischio di dover rinunciare alle forniture a ospedali pubblici e asl.

"Pur accogliendo con favore lo stanziamento di 350 milioni da parte del Governo, il testo del decreto ignora completamente tre aspetti fondamentali che avevamo con forza sostenuto e discusso nel tavolo tecnico convocato presso il MEF: il contributo economico delle Regioni, uniche vere responsabili dello sforamento, la rateizzazione del pagamento per le imprese e l'inserimento di una franchigia di 5 milioni a tutele delle pmi". Lo afferma in una nota Sveva Belviso, presidente di FIFO Sanità Confcommercio.

"L'assenza di tutto ciò rappresenta un colpo fatale per le aziende del settore, aggravato dall'obbligo di versamento entro 30 giorni . È inaccettabile che chi fornisce dispositivi salvavita agli ospedali fallisca per inefficienze di cui non ha alcuna responsabilità. Seppur assurdo, è doveroso ricordare che la salute dei cittadini resta un diritto costituzionale garantito dallo Stato, non può essere finanziata dalle imprese private", conclude.

Dalle Associazioni lettera a Meloni, Giorgetti e Schillaci

Confapi Sanità, Conflavoro Pmi Sanità e Fifo Sanità Confcommercio hanno inviato una nota congiunta al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ai ministri dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, e della Salute, Orazio Schillaci, oltre che al presidente della Conferenza Stato-Regioni, Massimiliano Fedriga. Nella comunicazione, le Associazioni esprimono “profonda preoccupazione” per l’impatto che l’articolo 6 del decreto-legge sul payback, nella formulazione attuale, potrebbe avere sull’intero tessuto produttivo nazionale, con particolare riferimento alle Pmi del comparto.

“Pur riconoscendo lo sforzo compiuto in merito allo stanziamento delle risorse – dichiarano i presidenti Michele Colaci, Gennaro Broya de Lucia e Sveva Belvisoil provvedimento risulta carente di tre elementi fondamentali, già oggetto di interlocuzione nel corso del tavolo tecnico istituito presso il Mef, senza i quali il rischio di una crisi sistemica del settore diventa concreto”. In particolare, le Associazioni ribadiscono la necessità di:

  • introdurre una franchigia minima pari a 5 milioni di euro volta a salvaguardare le micro, piccole e medie imprese più esposte;
  • prevedere un contributo economico da parte delle Regioni, chiamate a concorrere alla copertura degli sforamenti rispetto ai tetti di spesa;
  • disporre una dilazione pluriennale dei pagamenti, al fine di garantire sostenibilità e continuità operativa alle imprese coinvolte.